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Percorsi di “storia minore” Izet Sarajlic

  • di Izet Sarajlic’

    “Qualcuno ha suonato”

Fotografie di Mauro Fagiani

Questa foto nascono dalla lettura della raccolta di poesie “Qualcuno ha suonato” di Izet Sarajlic’ edizioni Multimedia.


Le poesie che più mi hanno coinvolto sono quelle che descrivono i tre anni di assedio di Sarajevo.
La semplicità comunicativa con cui descrive da una parte il dramma e i dolore per la perdita delle persone più care, le sorelle e l’amatissima moglie, dall’altra la mancanza di quei momenti “minori” della vita che la guerra nega. Così prendere un tram e affacciarsi ad un finestrino o per un ragazzo

con un triciclo in una piazza aperta, per noi cose scontate, diventano impossibili. Un mercato punto d’incontro e scambio diventa luogo di morte improvvisa.


Con MarioCaroni abbiamo pensato di ripercorrere quei luoghi e di fotografare questi attimi riconquistati cercando di evitare i segni, ancora evidenti della guerra.


Sono fotografie che potrebbero essere state riprese in qualunque altra città, ma averle scattate a Sarajevo più di dieci anni dopo fine dell’assedio assumono il valore di testimonianza.

In Bosnia la situazione è ancora molto difficile e le divisioni sono ancora forti non tanto a Sarajevo in maggioranza mussulmana, quanto in altre città come Mostar dove il fiume divide in due la città i popoli le culture. Sembra che l’equilibrio si regga soprattutto sulla voglia di pace.
Questa almeno l’impressione ricevuta nei pochi giorni del nostro viaggio dalle persone incontrate e con cui abbiamo parlato.

Mauro Fagiani

Le Guerre della nostra vita

Marko Basic'

ha sulle spalle le due guerre balcaniche e le due mondiali.

Questa è la quinta.

Per me e per la mia generazione invece è la seconda.

E di Vladimir, con i suoi diciotto mesi,

in questo momento si potrebbe dire che addirittura

la metà della sua vita è trascorsa in guerra.

1992

Al calar della sera

Sul campo di pallone

un ragazzo

sta suonando la chitarra

mentre sopra di lui

vola una granata da Poljine.

Un futuro Bulat Okudhzava di Sarajevo?

O ragazzo,

continua pure a vivere,

e l'arte,

che per me era tutto,

l'arte,

credimi,

non è affatto importante!

1992

Agli amici della ex Yugoslavia

Che cosa ci è successo tutt'a un tratto amici?

Non so cosa fate.

Cosa scrivete.

Con chi bevete.

Quali libri leggete.

Non so più neanche

se siamo ancora amici.

1992

Addio al Tram numero 6


L'ultima volta che ho preso il 6

è stato quando sono andato a Ilidza

per fare ucire Raza

dal centro di riabilitazione.

Strapiena di berretti serbi, di ritratti di Milosevic e

di cartelloni per le serate della gusla,


Ilidza aveva un'immagine terribilmente sinistra.

Pochi giorni prima della guerra

mi trovavo alla stazione dei filobus in via Maksim Gorkij.

Alla stazione dei tram pronto per la pertenza

c'era proprio il 6

con un solo viaggiatore- Miodrag Zalica.

Zalica scorgendomi dal finestrino

mi fece un cenno di saluto

con il mio ultimo libro di prima della guerra

"Commiato dall'idealismo umanistico europeo".

Proprio allora dalla direzione di Skenderija arrivo il mio filobus

e noi senza parlarci, ci lasciammo così.

Fu il nostro ultimo incontro.


lo scorso anno

per merito del generale Michael Rose,

comandante dell' UNPROFOR per la Bosnia ed Erzegovina,

il tram a Sarajevo,

o meglio

solo la linea sul tragitto

da Villa Cengic a Bascarsija,

aveva ripreso a funzionare.

Ora vediamo anche che questa linea,

esposta al quotidiano fuoco dei cecchini assassini di Grbavica,

funziona solo per evidenziare di più il nostro stato di reclusi.

cara, come potrmmo fuggire dalla storia?

Ai bosniaci e ai Ceceni

purtroppo

secondo un identica sceneggiatura

è toccata anche la parte più crudele della storia


Ma sopravviveremo in qualche modo anche a questo. Non abbiamo scelta!

Non le poesie sul tram di Sarajevo

i cui viaggiatori sono bersaglio quotidiano dei cecchini di Grbavica,

non poesie su questa tremenda guerra,

meno ancora

poesie su un qualsiasi campo di concentramento;

no, io non vedo l'ora di poter tornare,

per la seconda volta in vita mia,

a scrivere le mie poesie del dopoguerra.

1992